mercoledì 2 ottobre 2013

E' nato.

Io ho avuto una gravidanza super tranquilla. Anche troppo. Nessun disturbo mai mai mai mai. Zero nausee, zero tutto. Si', un po' di emorroidi, ma quello vabbeh. Ho lavorato fino all'ottavo mese. Data prevista parto 29 aprile, e io che pensavo: si', figurati. Partoriro' a 42 settimane con l'induzione. Questo chi lo schioda da qui?? Anzi, forse visto l'andazzo non partoriro' mai e restero' incinta per tutta la vita e mi studieranno come caso umano per il resto dei miei giorni.
Arrivo a 38 settimane con la pancia ancora alta e naturalmente nessun sintomo. Leggo di chi rompe acque e perde tappi a destra e a sinistra, io controllo tutte le volte che faccio la pipi' ma niente. Nessun tappo all'orizzonte. Cerco di fare cose per accelerare un po' la faccenda, cammino, faccio i mestieri come una forsennata (come mai nella vita, a dire il vero).
Essendo un po' incontinente, mi illudo ogni volta che quel bagnato che sento quando starnutisco siano le acque che si sono rotte.
Con scarsa soddisfazione.
Arriva Pasqua, il 24 aprile 2011.
Io sono nata il giorno di Pasqua (31 anni fa) e dico: pensa che bella coincidenza se nascesse anche lui a Pasqua. Ma mica ci credo. Lo dico con lo stesso spirito con cui uno dice le piu' grandi assurdita', sapendo di dire delle assurdita'.
Comunque. La mattina di Pasqua, udite udite, sulla carta igienica trovo un grumetto piccino piccio' di quel famoso muco che ogni donna in attesa, dopo 9 lunghi mesi, non vede l'ora di incontrare lungo la sua strada. E dico: toh. Non sara' striato di rosso come da letteratura, ok, ma questa cosa qui ha tutta l'aria di essere un preziosissimo pezzo del tanto sospirato Tappo! Cerco di soffocare il mio entusiasmo e di non farmi troppe idee strane, perche' perdere il Tappo, si sa, aggiunge un cospicuo bonus di punti al tuo status di donna-gravida-praticamente-a-termine, ma di per se' non vuol dire una cippa.
E infatti Pasqua passa, tra colombe, agnellini e uova, e io non ho mica partorito.
Come volevasi dimostrare.
La Sorpresina arriva a Pasquetta: e' l'una di notte e io mi sveglio e dico: perbacco, devo avere esagerato coi peperoni. Poi mi parte una fitta lancinante al basso ventre, e allora un pensiero mi folgora, una saetta nella notte: oh porca miseria, c'era del veleno nel pranzo di Pasqua!
Perche' un dolore cosi' puo' essere solo un sintomo da avvelenamento.
Poi, proprio mentre sto per svegliare mio marito annunciandogli che mia madre ci ha deliberatamente avvelenati tutti nel giorno di Pasqua, mi sorge un dubbio.
E se si trattasse di una Contrazione?
Quasi mi vergogno a pensarlo.
Accendo la luce.
Il dolore svanisce.
Spengo la luce, pensando: che cretina che sei. Hai esagerato coi peperoni.
Poi il dolore riprende.
Accendo la luce.
Svanisce.
Spengo la luce.
Riprende.
Impossibile, inconcepibile. Ma tant'e'. Studio durata e frequenza, e porca miseria: durano un minuto e mezzo e sono ogni 5 minuti.
Controllo su internet per sicurezza. Non sembrerebbero esserci molte altre spiegazioni.
Sveglio mio marito un po' timorosa, dicendogli: scusa, mi aiuti a cronometrare? 

Da qui in poi la storia entra nel vivo, e da qui in poi e' troppo bella ed emozionante: non voglio rovinarla con le parole, voglio lasciarla cosi' com'e', impressa a fuoco nella mia mente sotto forma di sensazioni.

Pero', vi voglio dire questo: E' inutile informarsi se fa male o no: non e' che faccia male, e' che dal punto di vista fisico e' semplicemente la cosa piu' atroce a cui un essere umano puo' sottoporre il suo corpo. E chi vi dice che e' soggettivo non ve la sta raccontando proprio tutta: in un modo o nell'altro, sentirete un dolore atroce.
Ma.
Io che sono una gran fifona, e che piu' volte durante il travaglio ho creduto di essere in punto di morte, vi giuro che lo rifarei non domani, ma adesso, subito, qui e ora.
Patirete le pene dell'inferno, ma trovarvi vostro figlio sulla pancia, alla fine, dopo tutto, giuro: e' il Paradiso.

 

40 giorni dopo il parto.

Questa è una cosa che ho scritto quando il Bacarozzo aveva 40 giorni.

Ho ricevuto tanti messaggi di auguri, e anche dei regali bellissimi, da amici e parenti, per la nascita di Ale.

Sono un po' in ritardo con i ringraziamenti, ne sono conscia e chiedo venia  ma l'arrivo della piccola peste ha definitivamente mandato in tilt le mie già scarse abilità organizzative.
Ebbene sì, sono proprio una di quelle che si aggirano per casa in pigiama con le occhiaie e un nido di chiurlo in testa, un bimbo urlante tra le braccia e un grande interrogativo: riuscir ad organizzarmi x andare in bagno prima di farmela tutta addosso?
Oltre a tutto ci, le prime due settimane ho avuto anche qualche problemino con la botta ormonale post parto. E a questo proposito, ragazze, ritengo doveroso avvertirvi: se con la gravidanza vi sembra di essere diventate un po' ipersensibili, sappiate che non avete ancora visto niente... Nei giorni scorsi ho pianto come una fontana per ogni singolo stato emotivo che vivevo: ero felice e piangevo. Ero stanca e piangevo. Ero un po' insicura e piangevo. Ero preoccupata e piangevo. Ero sollevata e piangevo.
Insomma, piangevo.
Mio marito, poverino, cercava di consolarmi per quanto possibile (anche se tendenzialmente il pianto da botta ormonale ha la caratteristica di essere inconsolabile, e va ad esaurirsi spontaneamente in un lasso di tempo abbastanza variabile...). Tutto cio', per avvertirvi: non fatevi trovare impreparate. La Botta Ormonale è come il Natale, o come la Montata Lattea: quando arriva arriva. Correte al supermercato e compratevi un pacco formato famiglia di fazzolettini di carta.

Conoscerete inoltre l'ansia. Nel mio caso, ansia da prestazione ( avro' il latte? Sarà buono? Sarà tanto? Sarà poco? Perché non gocciolo?), ansia da pupù (la farà? Non la farà? Sarà del colore giusto? Avrà la consistenza adeguata?), ansia da peso (mio e suo: dimagriro'? Ingrasserà?), ansia da raffreddore (oh mioddìo, ha starnutito! E adesso? Riuscirà lo stesso a respirare mentre ciuccia? E se non ci riesce? Deperirà? Mi andrà via il latte?), ansia da pianto (capiro' cosa vuole dirmi?). In quest'ultimo caso ho imparato che l'unica soluzione è procedere per tentativi: cambiargli il pannolino è la prima cosa che faccio, in ogni caso, per una mia fissa igienico-Sentimentale (la tua mamma ti tiene pulito, quindi vedi, si prende molto cura di te anche se non capisce una m@zz@ del perché tu stia piangendo). Poi, nell'ordine: lo giro, lo rigiro, lo sdraio, lo siedo, gli faccio dei massaggi (piuttosto improbabili, lo ammetto: sono sempre stata negata); canto (ho scoperto che non gli dispiacciono le canzoni degli alpini); e, ultima spiaggia, gli ficco una tetta in bocca.  

Insomma non sono proprio una mamma da manuale... 
Ma piano piano si impara. Ci si conosce. Sono partita che non sapevo nemmeno bene da che parte tenerlo, e adesso sono abilissima nel girarlo e rigirarlo in tutte le posizioni: posizione da colica, posizione da reflusso, posizione ruttino, posizione bidet.

Questo per dirvi: non abbiate paura. Mai. E non sentitevi mai inadeguate. Perché comunque per vostro figlio voi siete il meglio che esiste al mondo.
Alessandro inizia a fare i primi sorrisi, e io, semplicemente, dimentico ogni ansia e tocco il cielo con un dito.

Maternity for dummies

Questo è il mio primo post.
Avrei voluto scriverlo 891 giorni fa, quando il Bacarozzo (al secolo Alessandro, ma nella pancia è sempre stato amorevolmente soprannominato il Bacarozzo) ha emesso il suo primo vagito.
Solo che poi ci ho messo un po' ad organizzarmi.
Ad ogni modo, alla fine, eccomi qui.
Disorganizzata cronica, sbadata, ansiosa, sempre di corsa e sempre in ritardo. Questa ero io un anno fa, prima della nascita del Bacarozzo.
Adesso prendete tutte le caratteristiche elencate, e moltiplicatele per millemila. Ecco, questa sono io, oggi.

Questo blog nasce a testimonianza del fatto che, pur essendo sostanzialmente un po' negate, si può crescere un bambino (e magari anche più di uno) e sopravvivere per raccontarlo. 

Nel mio caso, alla mia sopravvivenza contribuiscono in maniera piuttosto determinante il papà del Bacarozzo, che di lavoro fa l'ingegnere ed è uno sempre calmo, tranquillo, concreto, con i piedi ben piantati per terra - insomma, il mio esatto opposto; e quattro (e dico quattro) Nonni con la enne maiuscola.

A cui riesco solo a dire Grazie, perché penso anche tante altre cose, ma non scrivo sufficientemente bene per poterle esprimere a parole.